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LIBRO PRIMO | 51 |
carono con vantaggio l’offensore, asserendo che farebbesi dal signor loro l’adozione di Cosroe, nella guisa però che i Romani sogliono praticarla co’ barbari. A’ Persiani mancato l’animo di trangugiare tanta ingiuria, fu sciolta l’adunanza, e tutti ripatriarono dopo un vano perdimento di tempo.
VIII. Cosroe allora tornò indietro vampante di sdegno per l’avvenuto, e protestando altamente di prenderne vendetta.
IX. Mebode quindi calunnia presso Cavado Seose, dichiarandolo reo d’intramessi ostacoli al soscriversi degli accordi col porre in campo, contra gli ordini avuti, quistioni sul rendimento della Lazica, e d’averne concordato da solo con Ipazio, il quale non troppo benivolente di Giustino erasi adoperato nel gittare a terra le proposte di pace e dell’adozione. Con tali e simiglianti menzogne fu Seose chiamato in giudizio da suoi nemici, dove il senato persiano comparve inesorabile, mosso più presto da odio e da invidia che non da ragioni; imperciocchè a malincuore soffriva gli onori e la molta bontà dell’accusato. Il quale sebbene del danaro e de’ presenti nimicissimo, e rigido osservatore del giusto, lasciavasi nondimeno adescare dalla vanagloria, difetto assai naturale dei grandi Persiani, ma in lui supposto incomparabilmente maggiore che in ogni altro. Nè qui cessavano le accuse, volendosi eziandio spregiatore delle patrie leggi, adoratore di numi stranieri, e violatore dei persiani riti, avendo fatto interrare il cadavero della moglie, anzichè lasciarlo in-