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LIBRO PRIMO 49

Confermata ora da voi questa verità, ne procede tutto il rimanente di conseguenza».

VI. Cotal avviso di Proclo riportò il voto dell’imperatore e di Giustiniano, i quali diedersi incontanente ad escogitare tra sè un pretesto a fine di ricusare la domanda al monarca. Pervengono intrattanto uomini chiarissimi dalla Persia apportatori d’una seconda lettera a Giustino, in cui il re pregavalo di mandargli un’ambasceria per istabilire le condizioni della pace, e per esporgli la formula che profferirebbe nell’adozione. Ma Proclo con vie più grande fermezza d’animo combattè una seconda volta gli attentati de’ Persiani, e reseli maggiormente odiosi, disvelando com’essi tendessero alla usurpazione dell’imperio. Opinava inoltre che senza perdimento di tempo si trattasse la pace, facendo partire a questo effetto un’ambasceria composta di ragguardevolissimi personaggi; la quale ove fosse dal re interrogata sul conto dell’adozione, risponderebbe non avervi consuetudine tra i Romani di compiere in grazia de’ barbari tai cose per iscritto, ma bensì colle armi. Approvatosi dal consiglio l’avviso, Giustino accomiatò i Persiani, promettendo loro che tosto verrebbero aggiunti dai suoi; e dell’egual tenore scrisse eziandio la lettera di rimando a Cavado.

VII. Partirono quindi ambasciadori presso quel monarca un nipote di Anastasio nomato Ipazio, di schiatta patrizia e comandante delle truppe orientali, e Rufino prole di Silvano chiarissimo tra patrizj e d’una fa-