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LIBRO PRIMO 47

patto che Giustino adottasse Cosroe. Ravvisando pertanto in cotal suo pensiero l’unico mezzo di conservargli il regno, mandò a Bizanzio ambasciadori con lettera del tenore seguente: «Avvegnachè offeso in molte guise dai Romani, ora è mio volere di porre il tutto in dimenticanza, non avendovi più gloriosa vittoria di quella che cede all’amicizia parte dei proprj diritti. Chieggoti però in guiderdone, o Giustino, la grazia di prestarti con animo benevolo a quanto strigner può noi stessi ed i nostri sudditi co’ legami d’uno scambievole affetto, e ricolmare costoro di tutti i preziosi beni della pace; al qual uopo desidero che tu adotti il mio Cosroe in figlio, cui lascio, mancando ai vivi, il regno».

V. Alla lettura di questo foglio l’imperatore ed il nipote suo Giustiniano, portato dalla fama alla successione dell’imperio, colmaronsi di gioia, e si vergava già l’atto d’adozione in conformità alle romane leggi, quando Proclo1 mostrossi di contrario parere. Era questi un imperiale assessore, insignito della questoria magistratura, e soprattutto uom giusto e ben avverso ad ogni maniera d’avarizia, il perchè opponevasi non meno alla promulgazione di nuove leggi, che al cambiamento di quelle in vigore. Non andandogli pertanto a

  1. (1) Figliuolo di Paolo bizantino, giureconsulto eccellentissimo, e uomo giusto ed incorrotto. La sua influenza sotto Giustino nel maneggio degli affari dell’imperio veniva confermata da un epigramma scolpito appiè d’una statua a lui eretta in Costantinopoli.