Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/514

488 GUERRE VANDALICHE

romano parimenti corsi al duce supremo tutti i suoi favoreggiatori (chè non riuscì alla maldicenza di sedurre l’intiero esercito, ben molti rimasti essendo nell’ufficio di fedele soldato) adopransi con valore sommo a togliere di mezzo i ribelli. Se non che Areobindo mancandogli il cuore alla vista di sì orribile strage, per essere forse la prima volta che aggiravasi in tante disgustose vicende, all’insaputa di tutti scomparve. Giace presso del mare entro le mura di Cartagine un tempio, dove coloro che noi abbiamo per usanza di nomare monaci danno opera al divin culto, e Salomone fabbricandolo in epoca da questa non lontana eressevi all’intorno un muro, per valersene all’uopo come di ben munito castello, e qui ebbe asilo il fuggitivo in compagnia della moglie e della sorella: i suoi partigiani similmente ed Artabano, uditane la partenza, procacciaronsi dove meglio poterono salvezza. In allora il vittorioso Gontari cogli altri ribelli va a circondare il palazzo ed a mettere forte presidio agli ingressi della città ed al porto; fa quindi chiamare Atanasio, il quale obbidientissimo al comando venne sùbito a lui, e da valente adulatore dichiarossi più che soddisfatto di quella mutazione.

III. Di poi Gontari manda Reparato vescovo della città all’asilo di Areobindo per intimargli di comparire alla sua presenza, sotto fede che non gliene avverrebbe male veruno, ove però fosse disobbedito saprebbelo colà entro espugnare ed uccidere. Costui alle parole del vescovo tutto tremante rispose che darebbe senza indugio esecuzione al comando se il pontefice, confe-