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LIBRO SECONDO | 485 |
cuoco, persuasegli di andare al campo nemico in sembianza di fuggitivo, ed entratovi, di esporre ad Antala com’e’, il padron suo, bramasse divider seco l’imperio africano. Fattosi dal servo il comando, colui porto di buon grado orecchio alla proposizione rispose: Non volersi di queste bisogne consapevoli i servi. Ed il traditore risaputone mandògli subito una fidatissima guardia, per nome Uliteo, con preghiera di venire a Cartagine, ov’al suo arrivo ucciderebbe Areobindo. Presentatosi il messo ad Antala fu pattovito occultamente fra loro che questi avrebbe la Bizacene, una metà delle ricchezze del morto, e cinquecento soldati romani, serbandosi l’altro la signoria di Cartagine e della rimanente Africa; dopo di che l’inviato ricomparve nel suo campo, sebbene munito di profondo vallo all’intorno e di numeroso presidio alle porte. I barbari allora pigliata senza indugio la via della capitale vengono ad osteggiare presso Decimo, e nella dimane, procedendo, riscontratisi all’improvviso con un drappello di Romani, lo assalgono perdendovi qualche individuo. Ma Gontari presto ordinò alle sue truppe di rientrare nel campo, e garrille della temerità loro nel mettere imprudentemente a ripentaglio la somma delle cose africane.
II. In pari tempo Areobindo similmente inviò messi per trarre dalla sua Cutzina, ed ebbene risposta che venuti gli eserciti a battaglia e’ con tutti i Maurusii volgerebbesi contro Antala, nè v’è di che maravigliare per riguardo a gente non solo misleale cogli altri, ma eziandio cogli stessi loro nazionali. Dopo tale assicuranza comunicò a Gontari le ordite insidie, e costui cercando artifizio-