Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/509


LIBRO SECONDO 483

Cartagine il primo conduce immediatamente l’esercito contro i Numidi.

III. Areobindo poi risaputo che Antala e Stoza erano a campo nei d’intorni di Sicavenerea, città lunge da Cartagine tre giornate di cammino, vi spedì contro Giovanni di Sisinio col fiore del suo esercito, e mandò scrivendo in pari tempo a Sergio di unirvisi per combattere insiememente i barbari; ma la costui negligenza nell’eseguire tal ordine fe sì che l’altro venisse costretto da un nemico assai più forte ad accettare con poca gente la battaglia. Qui tornerò a dire che negli animi di Giovanni e di Stoza ribollivano ognora i germi dell’antico odio, cosicchè al mirarsi tra loro in campo alla testa dei proprii guerrieri l’uno sprona ver l’altro, bramoso di atterrarlo. Giovanni, il primo a trar d’arco, ferì nel destro inguine Stoza, il quale caduto subito in terra, senza abbandonare lo scudo, non sopravvisse che pochi giorni alla piaga. Stramazzato, quanti erangli dappresso corsero a levarlo di là, ed a procacciargli sotto d’un albero più agiato riposo, mentrechè tutto l’esercito de’ Maurusii con impeto gagliardissimo piombando sopra i Romani miseli a bell’agio, superiore cotanto di numero, unitamente al duce loro in fuga. E va il grido che Giovanni allora si protestasse contento della morte, così volendo il fato, pago di vedere a felice meta la più ardente sua brama. E di vero il valoroso e gloriosissimo duce nel valicare d’un aspro luogo venne dall’affaticato destriero, messo il piede in fallo, balzato giù d’arcione, e stando per rimontarvi fu ad un tratto sorpreso dai nemici