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476 | GUERRE VANDALICHE |
mo un tale inalzamento, e non biasimasse di continuo la costui amministrazione, vedendolo privo d’ogni sperienza in causa della troppa giovinezza sua, imprudentissimo, d’una superbia senza pari, dispregiatore degli stessi colleghi, con nessuno compiacente, scialacquatore delle ricchezze, ed in un cotidiano abuso della propria autorità. Riscuoteva odio dalle truppe mostrandosi tra loro molle ed effeminato, e non meno riscuotevane dall’intiera africana gente vuoi per gli stessi motivi, vuoi soprattutto per una cupidigia estrema delle ricchezze e delle donne loro. Ma in ispecie abborrivalo Giovanni di Sisinnio, personaggio assai forte ed eccellente nell’arte della guerra, oltre modo corrucciato della condizion sua di vivere sommesso a un duce così dappoco, e quindi nè egli nè altri volevano saper di guerra. Tutti i Maurusii parteggiavano con Antala, Stoza era tornato dalla Mauritania, e non trovando nel paese ostacolo per opera delle truppe romane ivano mettendolo impunemente a ferro e fuoco.
II. Antala poscia mandò lettera a Giustiniano imperatore dicendogli: «Protestomi servo del tuo imperio, nè saprò mai disdirmi. I Maurusii per lo avanti in lega teco, ristucchi alfine degli insopportabili e crudeli trattamenti di Salomone furono costretti ad armarsi non contro te, ma contro il nemico loro: io stesso, tra gli altri, venni da lui grandemente offeso negandomi non solo quella vittuaglia che Belisario aveami per voler tuo accordata, ma uccidendomi di più il fratello senza averne mai riportato dispiacere alcuno; volemmo così far vendetta di colui che ne recò tanti