governanti ligj dell’imperio, dominare l’Africa intiera. Ed egli alla testa di ottocento1 armati senza interporre indugi si ridusse contro la capitale, più che agevol impresa opinando il mettervi l’assedio; chiamò poscia in suo aiuto tutti que’ Vandali che o erano fuggiti sulle navi da Bizanzio, o non vollero dapprincipio seguire le parti di Belisario, o stavansi celati, ovvero in dispregio del niun conto loro ottenuto aveano il permesso di rimanere in Africa; al quale invito forse mille tra’ più vicini passarono immediatamente sotto le sue bandiere: oltre di che schiavi in gran numero vennero pur essi ad offrirgli i loro servigi. Arrivate queste truppe a breve intervallo da Cartagine il condottiero fece ambasceria a’ magistrati della città esortandoli ad aprire le porte se bramassero andar liberi da ogni sciagura. Ma quelli e Teodoro concordemente risposero che ben guarderebbonsi dal fare ciò, sendo loro debito il serbar fede all’imperatore. Inviarongli eziandio Gioseffo, personaggio di chiari natali, domestico di Belisario, segretario della guardia imperiale e di fresco arrivato a Cartagine per non so quali faccende. Questi con supplichevoli parole cerca indurlo a non proseguire tuttavia nella rivolta, ed a cessare da cotanta ostinazione; ma Stoza uditone appena il discorso troncagli la vita, e cinge d’assedio quelle mura: al terribile esempio i cittadini sopraffatti dallo spavento volevan sottrarsi da maggiori traversie spalancando le porte al nemico. Di tal guisa imperversavano gli africani destini.
- ↑ Otto mila secondo altri testi.