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446 GUERRE VANDALICHE

gevano prestare orecchio alle sue ammonizioni, ma scorsi appena cinque giorni, all’avviso che i compagni fuorusciti erano in salvo e confermati nella tirannia, ragunatisi nell’ippodromo svillaneggiarono apertamente e lui e gli altri duci: il perché egli mandovvi Teodoro cappadoce, il quale dovea cercare di ridurli con buone parole ed esortazioni a far senno: qua’ però al comparir di costui non curandone affatto i consigli, sedotti in ispecie da un tal suo nemico alla testa di quella sommossa, dichiarano immediatamente di comune volontà lor capitano il ribelle, ed armatisi corron, guidati da esso, con grande tumulto alla dimora di Salomone, ove al primo giugnere uccidono il prefetto delle guardie, Teodoro anch’egli, ed uomo fornito d’ogni virtù oltre la molta sua perizia nell’arte guerresca: di là proseguendo quanti rincontrano o Africani, o Romani, o amici del capitano, o ricchissimi tra’ cittadini e pronti a comperar la vita col danaro, fanno di tutti orrenda carnificina. Voltisi quindi al saccheggio pongon sossopra le case de’ privati senza opposizione veruna, ed il solo venir della notte da termine al furor loro. In questo mezzo Salomone ascondevasi nella vastissima chiesa del palazzo, dove tramontato il sole capitò Martino a visitarlo: e di là ammendue, quando i ribelli furono immersi in profondo sonno, pervennero alla casa di Teodoro cappadoce, il quale, tenutili contro lor voglia seco a cena, li scortò quindi al porto, avendovi colà un vascello apprestato da Martino: accompagnavano altresì costoro Procopio autore della presente Istoria e cinque degli ufficiali spettanti alla casa del supremo duce. Alzata