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428 | GUERRE VANDALICHE |
CAPO XI.
I. Salomone udita la sconfitta d’Aigan e di Rufino, in tanto che apparecchiavasi alla guerra, scrisse del tenore seguente ai capitani de’ Maurusii: «Egli avviene pur troppo a taluni d’operare audacemente e di essere così i fabbri della propria rovina, perchè affatto privi d’esempj innanzi agli occhi da cui far congettura a qual meta la temerità loro possa condurli. Ma a voi, o Maurisii, spettatori così di corto della fine de’ vostri convicini i Vandali e delle sciagure tollerate per essi, come bastò l’animo d’insolentire contra il grandissimo nostro imperatore, e di trasandare cotanto la salute vostra, dimenticando pienamente i giurati accordi seco lui e la prole datagli in istatico? Dovrò io credervi sì dispregiatori del Nume, sì tralignanti dalla umana specie che abbiate per nomi vani la fede, i legami del sangue, la salvezza, ed ogni altra simigliante cosa? Ma se non rispettate il Nume a qual mai de’ vostri confederati per combattere le armi romane sarete fedeli? Se indifferenti a perdere la figliuolanza, per chi v’esporrete ai pericoli della guerra? Quando bramiate adunque la pace, ed increscanvi le ingiustizie or ora commesse rendetecene avviso per lettera, acciocchè possiamo con voi amichevolmente accordarci;