tenendo l’esercito straniero inespugnabile pensarono disertare le patrie terre, e procacciarsi un asilo nella vicina Egitto, da dove poscia, di soverchio moltiplicati in grazia della prole e venendo loro meno gli agi della vita per la ristrettezza del suolo, furono costretti a penetrare nell’Africa, occupandone molte città e quanto havvi di terra sino alle Colonne d’Ercole1, parlandosi eziandio sopr’essa mezzo fenicio linguaggio. Edificarono altresì nella Numidia la città di Tinge2 scegliendo all’uopo un munitissimo luogo, ed inalzaronvi presso ad una gran fonte due colonne di marmo bianco su cui leggonsi queste parole scolpite in caratteri fenicii: Noi siamo fuggiti dal cospetto del ladrone Giosuè, prole di Nave. Prima di costoro tuttavia altri popoli dimoravano in Africa, nomati figli di quel suolo; quindi è che Anteo re loro, il quale combattè con Ercole in Clipea3,
- ↑ Leggiamo in Apollodoro l’origine mitologica di questo nome. Riferendo lo storico le dodici imprese da Euristeo comandate ad Ercole, venuto alla decima, che fa di condurgli da Erizia le vacche di Gerione, scrive: «Andando adunque Ercole per quelle vacche di Gerione dalla parte d’Europa, e molti mostri per via trapassando recossi il Libia: ma fatto cammino per Tartesso, volle lasciar monumento di quel suo viaggio, e piantò ai confini di Europa e di Libia due opposte colonne» (Bibl., lib. ii, trad. del Compagnoni).
- ↑ Rammentata da Strabone (lib. iii); Tanger ai moderni geografi. «Edificarono un forte nella Numidia, ov’è ora la città di Tigiso. (Cous.)»
- ↑ Intorno a questo racconto così Apollodoro: «Tenea il paese (Libia) Anteo, figliuolo di Nettuno, il quale obbligando i forestieri a combatter seco in aperto campo, finiva coll’ucci-