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LIBRO SECONDO

Roma da Tito e Vespasiano dopo l’espugnazione di Gerusalemme1. Tal giudeo pertanto ravvisatili disse ad un amico suo e dell’imperatore, che mal ne verrebbe portandoli nel palazzo di Bizanzio, non convenendo loro altro luogo che quello dove Salomone re di sua gente dapprincipio aveali posti; e dalla profanazione di essi appunto doversi ripetere il depredamento del romano imperio sotto Gizerico, e le sue presenti vittorie sopra i Vandali. Giustiniano alla riferta delle costui rimostranze ordinò immantinente, sopraffatto da grandissimo timore, che li avessero in dono i cristiani tempj di Gerusalemme.

III. Del resto infra i prigionieri del trionfo traeva a sè gli sguardi Gilimero con purpurea veste sugli omeri, ed accompagnato da’ suoi consanguinei e dal fiore dei Vandali per la taglia e bellezza de’ corpi loro. Arrivato il re nell’ippodromo, e veduto l’imperatore su d’alto

  1. Giuseppe Flavio nel descrivere elegantemente il trionfo di Tito e Vespasiano dopo la espugnazione del tempio di Gerusalemme dice: «Le altre spoglie portavansi alla rinfusa, ma sopra tutte facevano gran comparsa le tolte dal tempio di Gerusalemme; una mensa d’oro, pesante molti talenti, e un candeliere pur d’oro ma di fattura variata alquanto da quello che era in uso appo noi; perocchè il suo fusto formavalo una colonna congiunta alla base, da cui sportavano in fuora rami sottili foggiati a forchetta a tre rebbj, con sopra alla cima d’ognuno maestrevolmente saldatavi una lucerna. Sette erano queste e rappresentavano l’onore che al numero settenario si fa dai Giudei. Dopo questo per ultima delle spoglie il Codice si portava delle leggi giudaiche» (Guerre giud., lib. vii, cap. 5, trad. dell’Ab. Angiolini)