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404 GUERRE VANDALICHE

tuttavia certi dell’accaduto presso Tricamaro, di obbedire a Giustiniano. Ed impose al duce di mandare, accomodate quivi le cose, una parte delle truppe nell’antica Cirno, a noi Corsica1, isola pur questa, non

  1. Abbiamo in Plinio: In ligustico mari est Carsica, quam Graeci Cirnon adpellavere, sed Tusco (litori) propior; a septemtrione in meridiem projecia: longa passuum centum quinquaginta millia; lata, majore ex parte, quinquaginta; circuitu ter centum viginti duo millia. Abest a Vadis Volateranis sexaginta duo millia passuum.... Extra conspectum, pelagus Africum attingens est Sardinia, minus novem millibus passuum a Corsicae extremis (lib. iv). Intorno però alle sue dimensioni osserviamo qualche differenza in Strabone, il quale scrive: «La lunghezza dell’isola, dice il Corografo, è di cento sessanta miglia, la larghezza di settanta.... ma secondo altri il perimetro di Cirno è di circa tre mila e due cento stadii, e quello della Sardegna di quattro mila» (lib. v). Voglionsi pur qui riferire le parole di Diodoro Siculo sul conto di lei: «Dall’Etalia è distante per tre cento stadii quella che i Greci dicono Cirna, ed i Romani e gl’indigeni chiamano Corsica. Essa ha un bellissimo porto di assai facile ingresso, che viene nominato Siracusio. Sono in essa inoltre due città Aleria (Alalia, Erodoto) e Nicea. Aleria fu fabbricata dai Focesi, i quali per alcun tempo abitarono l’isola, e ne furono poi cacciati dai Tirreni. Nicea fu opera degli Etruschi, quando dominavano sul mare, e tenevano soggette le isole adiacenti alla Tuscia; e mentre comandavano sulle città della Corsica, ne traevano per tributo raggia, cera e miele, delle quali cose l’isola abbonda. Gli schiavi di Corsica per dono singolare di natura sembrano preferibili nelle cose della vita agli altri servi (tutto al contrario di quanto narra Strabone, lib. v). Quest’isola per ogni parte assai ampia è quasi dappertutto montuosa,