Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/421


LIBRO SECONDO 395

brando verisimile che i debellati una volta sien quindi protetti da migliore fortuna. Pieni adunque la mente di sì nobili pensieri datevi prima di tutto ad implorare l’assistenza del Nume, esortate poscia le mogli e la prole meste e lagrimanti a starsi di buon animo, e fattivi confortatori degli altri Vandali uscite seco loro da valorosi a campo».


CAPO III.

Ordinanze degli eserciti. — Disfatta de’ Vandali. —
Fuga di Gilimero.


I. Gilimero e Zazone aringato che ebbero le truppe conduconle sull’ora del pranzo contro i Romani per niente apparecchiati a riceverli, e tutti solleciti dell’apprestare il cibo; venuti presso le ripe d’un fiume (continuo sì, ma piccolo in guisa che i terrazzani non riputandolo degno di nome speciale chiamanlo, con quello generico, Rivo) fanno alto, e mettonsi in battaglia. Il nemico pur esso nella opposta sponda corre a schierarsi formando il corno sinistro colle truppe di Martino, di Valeriano, Cipriano, Altia, Marcello e de’ confederati; il destro con quelle di Pappo, Barbato, Aigan e colla rimanente cavalleria, ed il centro co’ soldati di Giovanni, co’ pavesai, con l’insegna e le lance a cavallo di Belisario, il quale seguivali accompagnato da’ suoi cinquecento cavalieri; dietro a questi eranvi in battaglia tutti i fanti. L’ordinanza degli Unni occupava separato luogo, ed i Massageti, che dapprincipio pochissimo