Laonde Pacoro ammiratone il coraggio diedegli ampia facoltà di scegliere il meritato premio; e questi chiese di servire Arsace un giorno intiero secondo ogni suo desiderio. Tale domanda recò grave molestia al Persiano, il quale non potea aderirvi senza rompere una legge antichissima com’era quella sul carcere di Lete; volendo nondimeno tener sua parola v’acconsentì, e l’Armeno ito di fretta alla prigione salutò Arsace, e tra’ più affettuosi abbracciari e le più tenere lagrime sulle miserande loro sciagure venner meno ad entrambi le forze di reprimere i trasporti dell’animo e di ricomporsi delle persone. Sazio al fine il dolore dello sfogo avuto col pianto, l’amico lavò Arsace, e messagli regale veste fecelo adagiare su di magnifico letto, da dove l’infelice re con tutto lo splendore della primitiva grandezza lautamente banchettò, porgendo in tanto orecchio a mille piacevolissimi racconti. Durato il conversar delizioso e le squisite imbandigioni sino a molto inoltrata notte, entrambi soddisfatti appieno delle ore sì lietamente passate diedersi l’ultimo addio. Taluni qui aggiungono che Arsace allora perdendo ogni speranza di più reggere agli oltraggi della fortuna, dopo gustate le dolcezze di quell’intertenersi col più fido tra gli amici, preso dalla mensa un coltello di sua mano s’uccidesse1. La storia d’Armenia conferma la costui morte in simigliante guisa, e che nell’antedetta con-
- ↑ V’ha similmente chi pretende che lo stesso Armeno, per effetto di compassione, abbia posto fine alla vita dell’infelice monarca.