da germano e da re suo pari. Nulladimeno accusatogli dopo breve tempo l’Armeno come fomentatore di nuove guerre, il richiamò in Persia col pretesto di voler seco trattare intorno a comuni bisogne; e quegli tornovvi all’istante accompagnato da’ suoi duci più famosi nelle armi, e soprattutto da Bassizio, duce anch’egli e suo consigliere in campo, sendo uomo di grandissima prudenza e di sommo valore. Il Persiano allora forte rimprocciò ammenduni di lor mala fede, e della violazione del giuro non sì tosto profferto; ed avvegnachè quelli protestassero altamente contro l’accusa, volle tuttavia rinserrarli con molto disdoro in prigione, e quindi fecesi ad interrogare i maghi sul come ridurre a buon termine la faccenda. E questi dissero non volersi condannare perchè non confessi e neppure convinti; avervi però mezzo da costringere Arsace ad incolpare sè stesso: al qual uopo consigliarono di coprire il pavimento dell’aula regale per metà con terra scavata di sul tenere persiano, e per metà con altra proveniente dall’Armenia. Compiutosi il consiglio loro, e celebrati su tutta quell’area non so che riti, e’ persuasero al re di camminarvi in compagnia dell’Armeno e di riprenderlo intrattanto siccome violatore degli accordi, ma dovere anch’eglino essere al tutto presenti, e porgere orecchio ai discorsi d’entrambi. Disposta ogni cosa Pacoro chiamò al suo cospetto Arsace, e passeggiando seco, testimonj i maghi, addimandògli perchè avesse, rendendosi spergiuro, tramato di avvolgere i loro popoli in nuove sciagure. Ma l’Armeno sinchè rispondea di su la terra persiana asseverantemente dimentiva le accuse