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LIBRO PRIMO 351

che nessuno di voi, o duci, prenda a mostrare inopportuno lo scendere qui delle navi, e tanto più stupirei se ne foste rattenuti dalla persuasione che il consiglio offerto ai pericolanti non giova al consigliere, anzi lo ricolma spesso di molto biasimo, volendo l’uomo di sua natura attribuire a sè medesimo la gloria dei prosperi successi, e riversare tutta la colpa de’ tristi addosso a coloro che ne furono i promotori; ma se così avvenne, perchè non rammentarvi eziandio che dobbiamo sprezzare ogni calunnia quando consigliamo e deliberiamo per la comune salvezza? Or dunque voi, o capitani, i quali giudicate spediente di metter qui piede sul nemico terreno, ditemi a qual porto confideremo le navi, o qual città rinverremo forte e cinta di mura entro cui riparare noi e le cose nostre? Ignorate forse che questo lido è dappertutto in balìa de’ venti, e che vi navigherete nove giornate senza riscontrare un sicuro asilo pe’ vascelli? Non havvi di più città nell’Africa intiera, ad eccezione di Cartagine, cui non siensi già sfasciate per ordine di Gizerico le mura nè luogo ove dissetare un giumento. Che poi se, oltre tanti disagi, ne manderà il fato qualche sinistro? ed il non temerne sarebbe dimenticare la condizione de’ mortali ed il corso delle vicende loro. Se dimorando noi in terra sorga una tempesta e disperda tutto questo navilio, o il distrugga gittandolo contro le spiagge, dove camperem noi? di che sostenteremo la nostra vita? Eh che riporreste indarno qualche speranza in me soprastante alla vittuaglia, rientrando tosto i pubblici uffiziali nel