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LIBRO PRIMO 345

e provvedutisi dell’acqua necessaria al tragittare dell’Adriatico, navigai di lungo, sinchè arrivati dopo sedici giorni di cammino mai sempre con poco e tardo vento nella Sicilia1, toccano a un luogo deserto, lad-

    chi naviga da quel medesimo promontorio alla Libia è di quattro mila stadii.»
    «Le isole di quel mare sono Corcira e Sibota in faccia all’Epiro; e poi dinanzi al golfo Corintio Cefallenia, Itaca, Zacinto, le Echinadi.» (lib. ii, tr. di F. Ambrosoli). Ed in altro luogo (lib. x) scrive «Giacinto un poco più di Cefallenia piega verso l’occaso ed il Peloponneso. La sua circonferenza supera i cento sessanta stadj, e sessanta o in quel torno è lunge da Cefallenia; il suo terreno selvoso ma fertile ha una città dello stesso nome degna di ricordanza. Da lei ai libici Esperj si numerano tremila e trecento stadj». Plinio in fine rammenta un suo più antico nome: Inter hanc (Same) et Achaïam cum oppido magnifica et fertilitate praecipua, Zacynthus, aliquando appellata Hyrìe (St. nat., lib. iv).

  1. «Essa è la più eccellente tra le isole, e tiene facilmente il primato per l’antichità delle cose degne di essere rammentate. Anticamente chiamossi Trinacria per la sua figura triangolare. Di poi fu detta Sicania dai Sicani che la coltivarono: indi Sicilia dai Siculi, i quali in essa passarono dall’Italia in gran numero. Il circuito suo è di quattromila trecento sessanta stadj, poichè il lato che corre da Peloro fino a Lilibeo e di mille settecento stadj, quello che da Lilibeo va a Pachino, scorrendo il promontorio della giurisdizione siracusana, comprende mille cinquecento stadj, e l’altro ne comprende mille centosessanta. I Siciliani per una tradizione continua di molti e molti secoli hanno dai loro maggiori udito che l’isola fu dedicata a Cerere ed a Proserpina. Alcuni poeti hanno favoleggiate che nelle nozze di Plutone con Proserpina Giove donò