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342 GUERRE VANDALICHE

gliere dell’ancora venisse annunziato dallo squillar delle trombe. Salutato Abido furono le navi da impetuoso vento spinte a Sigeo1, e quindi tornata la calma liete giunsero a Malea2, dove nella notte, di soverchio ristrette per l’angustia del luogo, cominciarono ad urtarsi con gravissimo toro pericolo; ma i piloti ed i marinai fecero pruova di grande virtù ed arte, perciocchè animandosi a vicenda, giusta la usanza, con alte grida, e profittando scaltramente di alcune pertiche riuscirono a discostarle e ad accrescerne gl’intervalli: che se in quel frangente avesse per mala sorte spirato un vento gagliardo non so come e navi ed equipaggio sarebbonsi potuti salvare. Indi passarono a Tenaro, per noi Cenepoli3, poscia a Motone4 dove fatto avevano

  1. Ora capo Gianizzeri; nella Troade alla spiaggia dell’Arcipelago. V. Strabone (lib. xiii).
  2. Promontorio della Laconia presso le Boie: ora capo Matapan. Gell. Itiner. in Morea.
  3. Così Pausania: «Da Teatrone è lontano cento cinquanta stadj il promontorio Tenaro, che s’innalza sporgendo in mare; e sonovi le cale Achillea (ora porto Kallio, o Quaglio) e Psamato. Nel promontorio è un tempio somigliante a spelonca; in faccia un simulacro di Nettuno. Dal promontorio Tenaro è Cenepoli distante il navigare di una quarantina di stadj; anticamente era chiamata Tenaro anch’essa» (La Laconia, cap. 25, trad. del cav. Ciampi). Cenepoli è a noi Villanuova.
  4. Porto della Messenia fabbricato da Dotade figlio d’Istmio. Intorno poi all’origine di questo nome leggiamo in Pausania che «prima dell’esercito raunato da’ Greci a’ danni di Troia, sino alla guerra sotto Ilio Motene ebbe nome Pedaso; poi,