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LIBRO PRIMO 303

avevane tutto il destro, certissimo che i Romani erano ben lunge dal riporre in esso ogni loro speranza.

IV. Comperatosi adunque l’affetto degli eunuchi, ai quali, in premio di lor fedeltà, aveva l’imperatore commesso la custodia del suo corpo, induceli a persuadere Valentiniano che Aezio macchinavagli insidie, e colui di leggieri credutolo, per averne sospette le virtuose azioni, ordina che di ferro perisca1; si vuole poi che interrogato un Romano a’ suoi fianchi sul merito di quella morte venissegli risposto: «Se dalla proferita sentenza avrem utile o danno a te spetta il giudicarne, o sire: sta però fitto nel mio capo che siiti coll’opera della manca tagliato la destra mano».

V. Attila, morto Aezio, non vedendo più tra i romani duci chi potesse competer seco in valore, guasta e rovina per poco Europa tutta e fa suo tributario l’Imperator d’occidente. E narrasi che cinta d’assedio Aquileia2, città marittima, ricca e popolata sopra ogni al-

  1. Anno dell’era volgare 454, e vigesimo nono dell’imperatore Valentiniano III. «Valentiniano fece uccidere Aezio per semplice pazzia; il quale poi nel fine dell’anno fu miseramente ucciso, onde lo imperio era tutto sotto sopra, essendosi perse molte provincie, e tra le altre la Spagna, la Francia, l’Africa, la Germania, la Dacia, la Sarmazia, la Misia, la Guascogna, la Pannonia, e altre regioni nobili, onde lo impero era del tutto in occidente depresso» (Bardi).
  2. Detta parimente Acilia. «Aquileia, sono parole di Strabone, che più d’ogni altra è vicina all’ultimo recesso del golfo, la fondarono i Romani, e fortificaronla contro i barbari abitanti nelle parti superiori. Si naviga alla volta di questa