Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/316

292 GUERRE VANDALICHE


VI. Alarico prima di abbandonare quelle mura proclamò Attalo1, uomo di cospicuo legnaggio, imperatore dei Romani, accordandogli il diadema, la porpora, ed ogni altro segno del poter supremo, nella mira d’inalzarlo, spogliatone Onorio, al trono d’occidente; dopo di che entrambi si partono coll'esercito dirigendosi contro Ravenna. Attalo però non avea omeri da tanta carica, ed era sordo ai buoni consigli, sino a quelli di Alarico stesso, che dissuadevalo dal mandare in Africa prefetti mal provveduti di truppe.

VII. La Britannia intrattanto ribellatasi dall’imperio dichiarava suo re tal Constantino di non oscura prosapia, il quale approntata una forte armata navale salpò tosto contro la Gallia e la Spagna. Onorio poi quantunque possessore di qualche navilio attendeva nientedimeno l’esito delle vicende africane, perocchè se fossero da colà rispinti i prefetti di Attalo, e’ vi navigherebbe a golfo lanciato per conservarsi quella parte del suo imperio, e se non volesse arridergli la fortuna rifuggirebbe a Teodosio, da gran pezza succeduto al genitore Arcadio nel trono orientale2, per seco deliberare su’ mali presenti.

VIII. Tale pensava nell’animo suo il disgraziato imperatore quando maravigliosissimi avvenimenti cangiarono quel ben tristo apparato di cose. E di vero si

  1. Nomato Prisco Attalo da Sozomeno (lib. ix, cap. 8); era costui greco nativo della Ionia.
  2. Secondo di questo nome, il quale dall’anno 408 dell’era volgare imperò sino al 450.