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240 | GUERRE PERSIANE |
fine moriva il giorno stesso della comparsa di quel carbone, e tale durava lungamente nelle sue pene.
II. Tre mesi1 bastò il male in Bizanzio, e non molte per verità erano da principio le vittime sue, ma di poi crebbero per ciaschedun giorno sino a cinque e ben di frequente a dieci mila, nel quale numero aveanvi molti ricchi spenti meglio dalla mancanza di chi ministrasse loro gli opportuni rimedj, non sopravvivendone più alcuno, che non dalla gagliardia del male, e degli estinti gran copia rimaneva insepolta.
III. In allora il piissimo Giustiniano fidò la cura della comune salvezza a Teodoro suo referendario (così chiamando i Latini colui che riferisce le suppliche all’imperatore e l’evento loro ai preganti), e questi con pubblico danaro sovvenne ai bisogni del volgo. Nella desolata città poi non vedevi più artefici al lavoro, non fondachi aperti, non traffico, e molti de’ suoi abitatori, spaventati dal flagello, ritrassersi dall’antico mal fare, e con nuovi costumi rivolsero lor mente a Dio e alla religione; ma de’ cambiati in meglio non pochi, cessata la burrasca, tornarono con dispregio del Nume agli abbandonati vizj.