Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/255


LIBRO SECONDO 233

come se stato fosse in mezzo a un deserto, volendo comparire al tutto privo d’ogni equipaggio. Senza che erano le sue truppe siffattamente ordinate: cingevano il padiglione a destra ed a sinistra i Traci e gli Illiri; quindi venivano i Goti, secondi a questi gli Eruli, e da ultimo i Vandali ed i Maurusii. I quali tutti occupavano spazioso terreno, conciossiachè non tenevansi fermi ed immobili, ma ivan discorrendo da quinci e da quindi, e passeggiavano impensierati, e mostravano in rimirando l’ambasciadore di curarsene ben poco, e di averlo quasi a vile; nessuno avea clamide o altro mantello, ma tutti vestivano brache ed una semplice tunica di lino cinta sui lombi; e non più che uno scudiscio appariva nelle mani loro. D’armi, chi di essi aveva la spada, chi la scure e chi la sola faretra; in fine e’ si parevano tali che, deposto ogni pensiero, adoperassero unicamente a sollazzarsi colla caccia.

II. Abandane presentatosi a Belisario espose: dolersi Cosroe grandemente che Cesare (detto così in Persia l’imperator di Roma) non avessegli spedito ambasciadori a ratificare i fatti accordi; il perchè egli fu costretto di assalirne colle armi le frontiere. Il duce romano, appalesandosi nell’aspetto intrepido alla prossimità del forte campo nemico, serenissimo nella mente, e sciolto di lingua, con tutta ilarità sogghignando rispose: «Il retto procedere degli uomini è ben differente da quello di Cosroe, imperciocchè ove sorgan tra loro dispute, chiunque opina farglisi torto, cerca dapprima col mezzo di legati la via d’un risarcimento, e quindi, non soddisfacendogli, ricorre alle armi.