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LIBRO SECONDO 227

commesso trafugamento alcuno. Ma Cosroe fingendosi non pago del valore di que’ sacri arredi vi mandò nuovi ministri coll’ordine apparentemente d’investigare se il tempio conservasse. tuttavia un che di prezioso, tendendo in effetto la sua mandata a conoscere se fossevi mezzo di sorprendere all’improvista la città.

III. Stando però negli eterni decreti che andassero falliti gli insidiosi piani del barbaro, uno de’ Saraceni, cristiano, di nome Ambro e sotto le insegne di Alamandaro, accostatosi nelle tenebre alle porte disvelse ai cittadini l’ordita trama, e diede loro il consiglio di non permettere l’entrata in esse ad uom de’ Persiani. Il re vedendo retrocedere gli esploratori senza aver dato compimento a’ suoi ordini, deliberò la rovina di Sergiopoli mandandovi incontamente sei mila guerrieri ad assediarla e a diroccarne le mura. Il presidio tennesi da principio valorosamente, ma quindi scoraggiato dal pericolo e dal poco suo numero, sommando appena dugento gl’idonei alle armi, risolvè di patteggiare cogli assalitori. Così era la bisogna quando nel buio della notte rivenne Ambro ad annunziargli che tra due giorni il nemico leverebbe l’assedio per la totale mancanza d’acqua; e quello pieno d’allegrezza depose ogni pensiero di arrendimento. Nel secondo giorno di fatto i barbari arsi dalla sete di là movendo tornarono presso del re, il quale in vendetta dell’avvenuto non accordò più al vescovo di tornare alla propria sede. Or parmi avere costui portato la pena dell’essere addivenuto spergiuro; ma di tali vicende a bastanza si è detto.