viso che il Persiano, ora occupato nel guerreggiare altre genti, non abbia per ciò sguernito di truppe il suo paese, ed in ispecie Nisibi ultima città de’ proprj confini, e quindi baluardo a tutto il regno. Vivo certissimo al contrario ch’ella racchiuda presidio tale da resistere ai nostri assalti, capitanandolo singolarmente Nabade, il quale dopo Cosroe parmi essere il primo tra’ Persiani e per gloria e per ogni altra maniera di sublime riputazione; penso di più ch’egli assalirà il nostro esercito, e che solo avrem tregua da lui quando ne sia dato vincerlo in campo. Se noi adunque lo andremo a combattere presso della città, azzarderemo un disuguale cimento, imperciocchè ove rimaniamo perdenti verremo lungo tempo incalzati con possentissimo ardore, e se riportiamo la vittoria e’ di leggieri sottrarrassi dalle nostre mani riparando entro le mura, inespugnabili come vedete a cagione del presidio loro: facendo in cambio qui giornata ed uscendone superiori ci troveremo nel perseguitarlo ad un’ora con esso in Nisibi, che spoglia di truppe agevolmente cadrà in nostro potere, o prevenendolo, sarà egli costretto a riparare altrove». Alle quali osservazioni molti dei capi aderirono e stettersi con Belisario negli steccati; ma Pietro cui obbediva una parte dell’esercito, procedette con Giovanni, capitano delle truppe della Mesopotamia, ad accamparsi non più che dieci stadj lunge dalla città. Belisario di poi schierato l’esercito in battaglia mandò loro avviso di usar cautela per non essere sorpresi dai Persiani sul meriggio, costumando i barbari mangiare la sera e non all’ora