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194 | GUERRE PERSIANE |
accalappiata. Presentatosi quindi colla cacciagione all’imperatore, seduto com’era suo costume nel circo, mostrògliela indicando eziandio i luoghi ov’ella dimorava. Collocate di poi là entro le diverse terre raccolte, e posti in libertà gli animali, ognuno di essi all’istante corse a quella d’onde erasi tratto; il che mentre Augusto attentamente osservava, e facevasi le maraviglie come la natura senza precetto alcuno scolpito avesse nei loro cuori sì grande inclinazione pel suolo natale, Augaro gittòglisi ai piedi esclamando: «Or tu, o imperatore, giudica, se pure il vuoi, quali esser debbano i sentimenti d’un tuo servo, che abbandonò colla patria terra e moglie, e prole, ed un piccolo regno». Laonde Augusto convinto dalla evidente verità gli accordò con molto suo dispiacere la grazia di ripatriare, e promisegli che non andrebbe senza effetto ogni sua inchiesta; e quegli pregollo di far costruire in Edessa un circo. I suoi, tornato, domandarongli che mai avesse ottenuto da Roma a pro loro? e fu la risposta: una tristezza senza perdita, ed una gioia senza profitto, dando per tal guisa la più esatta definizione dell’implorato favore.
III. Augaro nella sua vecchiezza addivenne gottoso all’ultimo segno, addoloratissimo in causa del male, ed inetto al moto; nè rimanevagli, consultati indarno i più famosi medici, altro sollievo che il ripetere di continuo i suoi lamenti. In quel tempo Gesù figliuolo di Dio, preso mortal corpo, visibilmente conversava nella Palestina cogli uomini, e che si fosse vera prole divina rendevalo manifesto colla sua vita santissima e co’ più