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190 | GUERRE PERSIANE |
pubblica adorazione. Ora il popolo udendo prossimo l’arrivo de’ Persiani, e sapendoli per nulla disposti a mantenere la data parola, colpito da gravissimo timore ebbe ricorso al vescovo Tommaso, ed il pregava che dischiudesse quel santo legno, unico suo conforto nella imminente morte. Il pastore v’aderì, e mentre secondavane i desiderj processionalmente portandolo all’intorno del tempio, fu veduta meraviglia al di la d’ogni dire e credenza, conciossiacosachè v’apparve sopra una fiamma, la cui lucentezza fuor di modo irradiava sin la volta dell’edifizio, e seguivalo dovunque il clero procedeva con esso. Tanto miracolo empì gli occhi de’ supplicanti di lagrime ed il cuore d’una portentosa confidenza; terminata la processione e rimesso il sagro deposito nella custodia all’istante dileguossi lo splendore.
IV. Venuta la notizia ch’era per giugnere l’esercito il vescovo partì di lancio ad incontrarne il condottiero; questi interrogollo se i cittadini deliberato avessero di sostenere un assedio, e rispostogli negativamente, soggiunse: «Perchè dunque non m’aprono le porte acciocchè possa entrare nella città con sole poche mie truppe?» Sono io, replicavagli l’altro, qui espressamente per accompagnarti là entro; il re allora, messo a campo l’esercito, pigliò la via d’Apamea con dugento de’ suoi migliori guerrieri, e pervenutovi, dimenticando la promessa fatta agli ambasciadori, volle dal prelato non già il convenuto, ma dieci tanti, e di soprappiù ogni suppellettile ricchissima e preziosissima del tesoro, e forse avrebbe eziandio rovinato la città, se la mano