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168 | GUERRE PERSIANE |
chiuderanno i passi, e varrannosi, collo scorrere senza opposizione i nostri campi, di quanto a noi pertiene. Oltre a ciò se l’assedio è di lunga durata le mura già pericolanti cederanno all’urto delle macchine, e noi rimarremo esposti a gravissimi sconci. Divise per lo contrario le nostre forze e ad una parte affidata la salvezza della città, potremo coll’altra munire i colli a noi d’intorno, costrignere il persiano a retrocedere, o d’improvviso attaccarlo, o essere oggetto di timori continui al suo campo. In tale stato verragli meno l’audace ostinazione di combattere queste mura, e la opportunità di procacciarsi le vittuaglie dalle terre nostre». Tali parole riscossero l’universale approvazione, ma non risposervi i fatti dell’oratore, avendo egli preso la fuga co’ migliori del presidio, senza che Geropolitano o uom de’ nemici pervenisse mai a scoprire sotto qual cielo e’ riparassero. Ma di ciò basti.
III. Quando Giustiniano ebbe avviso che il re condottiero malmenava le terre imperiali spedì frettolosamente ad arrestarlo Germano, figlio di suo fratello, con trecento guerrieri e con promessa che in breve terrebbegli dietro un forte esercito. Il duce arrivato ad Antiochia trovonne le mura in buona condizione ed inaccessibili al persiano, scorrendo al piè di quelle inalzate sulla pianura il fiume Oronte, ed essendo le altre costruite su di promimenze, e da malagevoli precipizj difese all’intorno. S’accorse tuttavia che non andava esente da ogni pericolo d’attacco la parte loro più elevata,