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144 | GUERRE PERSIANE |
CAPO II.
I. Compievansi le cose antedette quando Vitige1 re dei Goti, cui mal riusciva la rotta guerra, inviò due ambasciadori al monarca persiano per esortarlo ad armarsi contro l’imperio; nè i suoi messi eran già nazionali per tema non iscompigliassero discoverti la faccenda, ma liguri sacerdoti lasciatisi adescare dalla promessa di molto danaro; il più ragguardevole di essi procedeva con abito e titolo vescovile, sebbene mancante della sacra unzione, ed il compagno siccome diacono seguivalo. Venuti di questa maniera nella Tracia stringono, prima di valicarne i confini, amicizia con altro individuo opportunissimo all’uffizio di turcimanno, per la molta sua perizia nelle lingue greca e siriaca, e fattolo della consorteria giungono in Persia non osservati dai Romani, che in grazia della pace guardavano men rigorosamente la frontiera; introdottisi quindi nella reggia espongono con questi accenti la mandata loro:
II. «Siamo al tuo cospetto, o re, inviati da Vitige
- ↑ Questo re fatto quindi prigioniero da Belisario fu condotto in Bizanzio, ove il duce nel giorno del suo trionfo insieme con quello de’ Vandali Gelimero, e con altra caterva di schiavi, presentollo supplice ai piedi di Giustiniano.