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liberarlo da tante calamità, egli tanto afflitto, non solamente si riducesse a deporre ogni disgusto colla moglie, ma le fosse pubblicamente, e come in trionfo tratto dietro a guisa di un mancipio salvato dalla morte. E così diffatti accadde. Una mattina Belisario, com’era suo costume, recossi al palazzo di corte, accompagnato da pochissimi servi, abietti e sordidi. Presentatosi all’Imperadore e all’Augusta, nè avuto da essi il minimo cenno di benevolenza, anzi coperto di contumelie per parte di vilissime ed infami persone, verso sera s’incamminò a casa, per istrada di tratto in tratto voltandosi indietro, e qua e là guardando se per avventura sicarii si movessero a dargli addosso per ammazzarlo. Poscia entrato in camera tremebondo si assise solo sul letto, niun pensiero degno di uomo forte volgendo in mente, e dimentico affatto di quello ch’egli era stato. Ivi rimanevasi tutto grondante di sudore sotto il peso dell’esulcerato animo, e pien di paura, e trepidante vilmente all’immagine della morte. Antonina affatto ignara di questo, che nemmeno per ombra avrebbe potuto figurarsi, si andava traendo per le camere, allegando mal di stomaco, con ciò volendo da più grave sospetto allontanare il marito: quando ecco dopo il tramonto del sole dalla reggia venuto Quadrato, trapassato l’atrio si presentò improvviso all’uscio della camera, dicendosi dalla Imperatrice spedito. A tal detto Belisario perduta ogni forza de’ piedi e delle mani cadde boccone sul letto, in atteggiamento di lasciarsi uccidere: tanto ogni fortezza d’animo lo avea abbandonato! Quadrato fermo innanzi a lui tuttavia, teneva in mano una lettera del-