prestigii di lei non prendesse qualche risoluzione a suo danno. Per lo che, onde Teodosio venisse liberamente a sè, macchinò di levar di mezzo Fozio; e trasse alcuni di quelli, che più avvicinavansi a Belisario, a non lasciar giorno senza provocare quel giovine, ed insultarlo; ed essa medesima con cotidiane lettere lo calunniava presso tutti; e contro il figliuolo ne irritava gli amici. Questo procedere spinse il giovine a finalmente procurare contro la madre una denuncia. A questo intendimento, essendo cert’uno giunto da Costantinopoli, egli lo introdusse da Belisario, e a questo riferì come Teodosio ed Antonina viveansi insieme, avendogli Fozio stesso minutamente indicata ogni cosa che dovea dire. Belisario udito tutto, e preso da gagliardissima ira, si gittò ai piedi di Fozio, implorando che volesse prender vendetta di tanta empietà usatagli da persone, dalle quali avea meno d’aspettarsi un tal procedere. E disse: O dilettissimo figlio! Tu non sai chi fosse tuo padre, poichè pendevi ancora dal seno della nudrice quando egli partì di questa vita. A te nulla giovò la sua fortuna, la quale era tenuissima. Presso di me, tuo padrigno, allevato, sei giunto a tale età di già, che puoi delle forze tue aiutarmi in mezzo alle ingiurie somme che mi vengon fatte. Ti alzai alla dignità consolare, ti colmai d’immense ricchezze, sicchè e padre e tutore e parente strettissimo, qual possa darsi mai, ti son io, e con ragione giustissima da te sono chiamato per tale: chè non pel titolo del sangue, ma per quello de’ manifesti fatti sogliono gli uomini misurare la scambievole benevolenza. Eccoti dunque l’occasione propizia,