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mise fuori l’ottavo della medesima, in cui non si ritenne dal dire nuovi peccati di quell’Imperadore, le paghe, cioè, di nuovo negate ai soldati, le trascurate provvigioni di guerra, la prodigalità fastosa usata con Isdigiune, ambasciadore persiano. E in questo libro riferì tante ricchezze avere avute da Giustiniano quel barbaro, che giunto in Persia si trovò il più ricco di tutti i ricchissimi del suo paese. Aggiunge poi che oltre ciò sotto Giustiniano si pagò ogni anno alla Persia un tributo; che ogni anno si diedero magnificentissimi donativi agli Unni infestatori continui delle provincie romane; che colla intempestiva indulgenza da Giustiniano usata, spezialmente verso i capi dell’esercito, egli molto nocque all’Imperio. Ed è notabile questo passo, che in quel libro ottavo si legge: Giustiniano imperadore era per lo più solito a perdonare ai duci, dell’esercito delinquenti; e questa era la cagione, per la quale essi vedeansi gravissimamente peccare contro la militare disciplina e la repubblica.

Come dunque può affermarsi, che quanto è nella Storia segreta contraddica alla Storia pubblica? E non è in questa, siccome si è dimostrato, tutto ciò che può essere conforme a quanto in quella contiensi, se il carattere de’ fatti, se la sostanza delle cose, e se lo spirito dello Scrittore si considerino?

Piuttosto una considerazione di altra natura, e gra-