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a modo che gli Antiocheni non potevano più conoscere in che luogo fosse dianzi stata la casa di ciascheduno. Giustiniano adunque fatte raccogliere tutte quelle rovine levò di mezzo le tristi reliquie dell’incendio patito da ciascheduno nel suo particolare; e non sussistendo più nè portici, nè atrii colonnati, nè vie distribuite, nè quartieri, e non sapendo nissuno ove piantar la sua casa; l’Imperatore si fece sollecito di far trasportare lungi dalla città i rovinacci; e sgombrato il suolo, e l’aria da ogni impedimento, primieramente selciò tutta la città con grosse lastre; indi vi piantò portici e fari, i rioni tutti tagliò con vie; vi fece condurre acquidotti, fonti, ed emissarii; e vi eresse teatri, bagni, ed altri pubblici edifizii di ogni specie: con che rendè bella, gloriosa ed invidiabile quella città. Poscia chiamato un grosso numero di artefici, diede modo a ciascun abitante di fabbricarsi la casa con maggiore facilità e prestezza. D’onde è venuto, che se Antiochia era stata prima splendida e magnifica, più splendida e più magnifica fosse di poi. Ivi pure inalzò alla B. Vergine un tempio assai ampio, la cui bellezza e sontuosità io non sono atto ad esprimere, e vi aggiunse considerabili rendite. Una chiesa similmente fabbricò all’arcangelo Michele di singolare grandezza; e provvide pure agli ammalati poveri, assegnando a parte sì a’ maschii che alle femmine particolari stanze, ed officii, e quanto occorre per la loro guarigione. Nè minor cura si prese pei pellegrini, che ivi capitassero, per un certo tempo provvedendo ai loro bisogni.