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circuito non custodita, levò affatto; e la città convenientemente ivi raccolse e chiuse. Il fiume Oronte poi, che con lunghi giri la bagnava, costrinse a lambirne le mura, avendovi mutato corso; e condottolo per un alveo a quelle vicino, il pericolo tolse di mezzo che dalla soverchia estensione le veniva, e l’Oronte seguitò a farle riparo come in addietro. Ivi ancora nuovi ponti edificati sul fiume, questo alla città congiunse a modo, che avendolo allontanato assai dagli usi degli abitanti, venne a restituirlo al primo letto. Insiememente la cima piena di precipizii ecco come fortificò. Sulla vetta del monte, che chiamano Orocassiade, eravi una rupe, fuori bensì, ma però prossima al muro, e sorgente ad eguale altezza: il che faceva che si potesse senza difficoltà espugnare. E per questa via infatti Cosroe avea presa Antiochia, come a suo luogo narrai. Giaceva dentro le mura uno spazio ingombro di alti e rotti scogli, e gli alvei de’ torrenti per tal modo rompevano gli scoscesi sentieri, pei quali si viene di là, che ben si vede come quel luogo non dovea aver nulla di comune colla città. Egli adunque lasciati da banda quegli scogli, la cui vicinanza dava aperta comodità di occupare la città da quella parte, deliberò di piantare le nuove mura lungi dai medesimi, avendo per esperienza conosciuto quanto fossero stati mal’ accorti coloro che da prima l’aveano così fabbricata. Oltre ciò spianato il suolo, che dentro il recinto era pieno di aspri rialti e di precipizii, ne rendè facile la salita non ai soli pedoni, ma eziandio e a cavalcanti, e ai carri; e fabbricò bagni e serbatoi d’acqua in quegli scogli entro il circuito delle mura, e un pozzo fece scavare in