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apparteneva a’ Persiani; ma che un romano imperadore lo aveva avuto in compenso dal re di Persia, a cui, pregatone, avea ceduto un certo villaggio pieno di viti, vicino a Martiropoli. Rabdio siede sopra dirotte ed asprissime rupi, che ivi s’alzano mirabilmente: al di sotto poi stendesi uno spazio, che dicono il campo dei Romani, sin da principio, come accennai, singolar cosa, che appartenga a’ Romani, posto com’è in mezzo ad una provincia de’ Persiani. Ma questo campo dei Romani è situato in pianura, ed abbonda di granaglie. Sappiasi adunque che i confini persiani lo circondano per ogni parte.

È nella Persia illustre la città di Sisaurana, la quale venuta in potere di Giustiniano Augusto egli avea distrutta, traendone indi in gran numero prigionieri i cavalieri persiani con Blescane loro capo. Essa è lontana da Dara il cammino di due giorni di uomo svelto, e tre miglia è lontana da Rabdio. Quel luogo in addietro non aveva chi lo guardasse; ed era affatto ignoto ai Romani. Per lo che da essi non avendo mai avuto nè presidio, nè fortificazione, nè benefizio alcuno, i coloni del campo, di cui parlai, ultimamente, oltre il tributo pubblico che pagavano alla cassa imperiale, pagavano di più ogni anno cinquanta monete d’oro ai Persiani per loro sicurezza, e per godere tranquillamente de’ loro raccolti. Ma Giustiniano mutò in meglio la loro condizione; perocchè cinto di mura Rabdio, piantate sulla cima delle rupi, tolse ai nemici ogni adito, a ciò giovando ancora la situazione del luogo. E come agli abitanti mancava l’acqua, non avendo quelle