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ne propizia, se alcuna parte facile ad attaccarsi, loro si presentasse: ma ripiegò nella seguente maniera. Lasciate codeste torri nello stato in che erano, fuori di ognuna altra certa opera costrusse di forma quadrata, forte e benissimo intesa; e le muraglie minaccianti rovina, con altro rinforzo assicurò; ed avendone opportunamente demolita una, detta la custodia, tutta di nuovo e saldamente la ricostruì, togliendo così ogni ragione di timore, che le deboli fortificazioni facevano nascere. Anche il muro esterno a proporzione rialzò, e vi condusse una fossa, non in foggia consueta, ma in altra particolare; e questo fece in brevissimo spazio: di che ecco la ragione.
La più parte delle mura è inaccessibile agli oppugnatori, perchè posta in luogo non piano, che favorisca le loro insidie, ma in pendìo sassoso, ed erto; dove nè far si possono cave, nè portar macchine. Dalla parte del mezzodì il suolo è molle, facile a scavarsi, e perciò adatto a’ lavori sotterranei, con cui penetrare dentro la città. Qui dunque egli fece la fossa, girante intorno a modo di mezzaluna, e di competente profondità e larghezza, entrambe le estremità congiungendone al muro minore; e la riempì d’acqua, onde a’ nemici riuscisse affatto insuperabile. Un altro muro minore pose di poi al margine esterno della medesima, ove in tempo di assedio debbono stare le sentinelle romane, assicurate dalle mura grandi, e dall’altro muro minore. Nell’intervallo in fine presso la porta che guarda l’Ammodio, evvi un gran rialto, da dove i nemici rotto il muro avrebbero potuto nascostamente entrare nella città; e