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l’avrebbero assaltata, niun’arte trascurando per riuscire nell’intento, e torri portate da elefanti, e rialti e macchine di ogni maniera adoperando; e che in fine, se alcun sinistro venisse a patire Dara, antemurale da quella parte di tutto l’impero, la repubblica ne avrebbe una scossa tremenda. Per tutte queste considerazioni deliberò di fortificare quella città.
E primieramente, siccome le mura, per quanto accennai, erano assai imperfette, e facilissime ad essere espugnate, volse tutto il suo pensiere a far che i nemici non potessero nè accostarvisi, nè romperle. Al qual effetto i merli delle torri restrinse con pietre, e li serrò in modo, che fra essi non restasse spazio se non quanto comporta una fenestrella, bastante a muover la mano per di là gittar dardi sugli assalitori. Aggiunse quindi alle mura un’altezza di quasi trenta piedi; ma non ne continuò la grossezza proporzionatamente, onde dal soverchio peso non ne patissero i fondamenti, e le mura crollassero: bensi rinforzate queste con un fabbricato di macigni, e fattovi girare intorno un portico, a questo soprappose altri merli: di modo che le mura vennero ad avere un doppio incastro dappertutto. Nelle torri poi tre luoghi v’hanno, da’ quali i difensori possono respingere gli assalti de’ nemici; perciocchè alla metà delle medesime pose de’ barbacani, ed altri merli vi aggiunse, sicchè il muro ivi ebbe un triplice congegnamento.
In quanto poi alle torri, che dissi in breve tempo aver patito, non ardì egli atterrarle, stando i nemici continuamente all’erta per approfittare di ogni occasio-