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do riguardo, fuorchè alla spesa: sicchè non è possibile immaginare la somma. Ivi egli fece un nuovo porto, e lo fortificò; perciocchè veggendo come il lido da entrambe le parti era sbattuto da venti e dai flutti, lo rendè ai naviganti sicuro nella seguente maniera. Avendo fatto fare innumerevoli e grandissime arche, siccome le chiamano, quindi e quinci le fece profondare per traverso, e ben lungi dal lido; e a queste altre soprapponendo, ed altre alle ultime, due moli marittimi, opposti tra essi, inalzò dall’imo gorgo fin sopra il livello delle onde; grossi macigni di poi vi aggiunse, i quali percossi dai flutti ne rompono la forza, e li respingono: per lo che in inverno, quando i venti infuriano, entro que’ muraglioni tutto è tranquillo, non lasciato che un adito solo per le navi, onde entrare nel porto. Ivi edificò i tempii, che accennai, e fori, e bagni pubblici, e quasi tutt’altro, che v’è, e che per nulla cede ai palazzi della città. Nel luogo del continente opposto, che da Eutropio ha il nome, non lungi dall’Ereo, fece un altro porto similissimo.
Questi sono, per dire brevissimamente, gli edifizii di Giustiniano Augusto nella città. Dirò ora di uno che rimane da accennare. Siccome qui l’Imperadore soggiorna, a cagione della grandezza dell’impero da tutto il mondo capita moltitudine d’uomini d’ogni fatta, chi per affari, chi condottovi da speranza, o da fortuna. Molti, le cui cose domestiche vanno male, per ricorrere all’Imperadore, fermansi nella metropoli a loro malgrado, così obbligandoli il bisogno, o da esso angustiati di fatto, o minacciati. All’altra miseria loro questo an-