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CAPO XI.

Atrio alle Terme di Arcadio. Cisterne.
Palazzi nell’Ereo, e nel Jucondiano. Porti. Spedali.


Chi dalla Propontide naviga al lato orientale della città, ha a sinistra le Terme d’Arcadio in Costantinopoli, le quali a tanta metropoli fanno ornamento. Ivi il nostro Imperadore fece alla città un atrio che serve di passeggio agli abitanti, e di stazione a’ navigatori. Il Sol levante illustra quell’atrio, e declinando all’occaso gli somministra il comodo dell’ombra. Lo bagna intorno placido il mare a guisa di fiume scorrente dal Ponto, sicchè chi lì passeggia può parlare con quelli che sono in nave: perciocchè essendo il mare fino al labbro dello spalto profondissimo, vi sostiene le navi, ond’è che per la somma tranquillità delle acque, possono gli uni e gli altri tener discorso insieme. Tale è l’effetto della vicinanza del mare a quell’atrio, amenissimo per quel prospetto, e ventilato da ogni parte da dolci aurette. Al basso poi e in alto, colonne e marmi rendonlo sopra ogni modo dignitoso, e col loro candore incredibilmente splendente, ove vi battano i raggi del sole, che produconvi un mirabile sfolgoreggiamento. Molte statue lo adornano, alcune di bronzo, altre di marmo, che fanno egregio spettacolo; e le diresti opera di Fidia ateniese, o di Lisippo di Sicione, o di Prassitele. Ivi sopra una colonna ve n’ha una di Teodora Augusta, fattavi porre dalla città in attestato di grato animo per l’atrio da lei fabbricato. Bella n’è l’immagine, non però eguale alla