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contra l’Alemanno e l’Autore medesimo, e note stravagantissime in difesa di Giustiniano; e come se poca fosse tanta colluvie di sragionamenti da una parte, e d’improperii dall’altra, una fanatica declamazione vi aggiunse in difesa di quell’Imperadore scritta dall’inglese Rivio, il quale non altro fece in sostanza che ripetere quanto contra ogni principio di buon criterio, e di civile dignità detto avea l’Eiscelio. Permettete, mio buon Amico, che io qui dia un saggio del ragionare dell’Eiscelio, tanto più, che non essendo, certamente per onor delle lettere! molto divulgato quel suo grosso volume tra noi, potrebbe dalla fama di lui, come uomo erudito, rimanersi ingannato chi senza aver letto ciò che nel proposito egli dice, ne citasse di buona fede l’autorità.

Pien di livore contro i romani Pontefici, rispetto ai quali e nella prefazione alla Storia segreta di Procopio, e nelle aggiunte osservazioni non risparmia le più crude ed ignominiose espressioni, egl’incomincia a dire che l’Alemanno, custode della Biblioteca Vaticana, pubblicò quel IX libro di Procopio unicamente per adulare il nuovo padrone che s’avea dato, poichè quel valentuomo dalla Chiesa greca, nella quale era nato, passato era alla comunione latina. Voi, ne sono certo, e con Voi chiunque oda questa imputazione, domanderete con meraviglia in che potesse adularsi il romano Pontefice