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da estrema penuria, trovavansi in necessità di prestarsi cotidianamente a chi le volesse, avventizio ed ignoto. E v’era insieme in abbondante numero una compagnia di lenoni, i quali trattavano questa sorta di negozii non solamente ne’ fornici, ma eziandio nel foro pubblico, mercatando l’altrui femminile bellezza, e costringendone la pudicizia con turpe tracotanza. Ora Giustiniano imperadore e Teodora Augusta, comune avendo tra loro checchè a pietà si riferisse, fecero la seguente deliberazione. Cacciarono i lenoni, purgarono di tale abbominazione la Repubblica, e le più povere di quelle donne liberarono dalla servile lussuria, facendo che potessero vivere non ischiave di alcuno, e colla libertà praticare la continenza. Ciò deliberato, in quel lido dello stretto, che rimane alla destra di chi naviga verso l’Eussino, quell’antica reggia mutarono in uno splendido monastero, affinchè ivi raccolte quelle donne facessero penitenza della loro vita passata, volto l’animo al divin culto, ed espiando i peccati commessi. Per questo molto acconciamente fu quel soggiorno di donne chiamato la Penitenza. A quel monastero poi gli Augusti diedero ampie rendite, e molte camere edificarono atte a dare a quelle donne conforto, perchè ben fornite di ogni comodità, sicchè dalla necessità non fossero tratte a violare il proposito di castità. Così fu la cosa.

Di là tirando innanzi verso il Ponto-Eussino presentasi un promontorio scosceso, che viene in fuori dal lido dello stretto, su cui era situata una chiesa di S. Panteleemone, con poca diligenza in addietro edificata, e già cedente alla sua vetustà. Demolita adunque una

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