alla città fanno cerchio amenissimo. Con che essa viene ad avere intorno a sè tre golfi uniti insieme, i quali paiono fatti apposta per renderne la situazione superbamente bella, e d’ogni desiderabile comodità provveduta. Nè alcuno d’essi v’ha, che non si navighi con diletto, che non ristori la vista, che non somministri facilissimo ancoraggio a chi vuole approdarvi. Quello di mezzo venendo dal Ponto-Eussino recasi direttamente alla città per darle decoro; e dall’un lato all’altro stanno i due continenti, da' cui lidi esso è stretto, il quale increspando le acque, superbo di tenere l’Asia e l’Europa, s’accosta alla città in forma di fiume placidissimo. Quello che sta a mano sinistra è chiuso da lunghissime sponde, per ogni parte presentando alla città boschi, prati amenissimi e tutte le delizie del continente opposto: quindi poi volto verso mezzogiorno, ed allontanandosi dall’Asia, ed ampiamente distendendosi, non rimansi per questo di bagnar la città fino alla parte di essa occidentale. A destra il terzo congiunto al primo dalla contrada, che dicono Sicena, per lungo tratto scorre sul lato settentrionale della città, dove termina in forma di seno. Di questa maniera il mare la corona. Il resto è dalla terra occupato con tanto intervallo, quanto basta a legare quella corona formata dal mare. Codesto seno, che io dico, sempre è tranquillo, nè suolsi turbare menomamente: così che direbbesi ivi essere prefisso il termine alle burrasche, e le procelle in riverenza, e ad onore di tanta città non osare di farsi vedere. Che se per avventura galiardi venti soffino, i mari e lo stretto summovendo, ove le navi sieno entrate nelle fauci di quel se-