Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/370

330

so, ne avvisano l’Imperadore, non isperando alcun sussidio dall’arte. L’Imperadore, non so da quale ispirazione animato, e credo celeste; giacchè egli non sa di meccanica; ordina che immediatamente si compia la curvatura dell’arcata, dicendo che questa tenendosi ferma per le sue proprie forze non avrà più bisogno de’ sottoposti pilastri. E se io non affermassi cosa pubblicamente attestata, il mio racconto terrebbesi senza dubbio per puro effetto di adulazione, e il fatto per incredibile. Ma come assai testimonii vi sono, nulla può trattenermi dall’esporre quanto ho incominciato a dire. Gli artefici adunque fecero secondo il comandamento avuto; e l’arcata spinta all’alto si stette salda ed intatta, essendosi comprovato col fatto la verità del consiglio. Eseguito poi ciò, alle arcate che guardavano il settentrione e il mezzodì, avvenne che elevatesi a sì grandiosa altezza, ciò che sottostava rimaneva oppresso dal peso, a tanto che dalle soggette colonne distaccavasi il cemento, come se fossero state per forza d’alcuno violentemente compresse: di che spaventati gl’ingegneri furono di bel nuovo all’Imperadore esponendogli l’avvenuto; ed egli colla stessa acutezza usata prima, all’accidente rimediò nella seguente maniera. Ordinò egli che le somme parti della fabbrica soccombente, e attigue alle arcate, immantinente si demolissero; ed assai dopo, quando la curiosità fu interamente tolta, le fece rimettere. Il che eseguito l’edifizio ottenne la necessaria solidità; nè manca all’Imperadore la testimonianza del fatto.