sti, i quali erano in altrui potere quando salì sul trono, egli alla Signoria di Roma aggiunse, e nuove città in assai numero fondò. Oltre di che la religione trovata fluttuante e da varie fazioni agitata, chiusa la via agli errori, potentemente fissò sul saldo fondamento della vera fede; le leggi, pel soverchio numero fatte oscure e contraddittorie, purgò, togliendone ogni inutilità; e concigliandone sapientemente le massime, che prima cozzavano insieme, netto e chiaro e sicuro costituì il diritto. E fece ancora di più: chè spontaneamente perdonò a’ suoi insidiatori; arricchì gli indigenti; e tolti dal cattivo stato, in cui eran caduti, insieme con quella della Repubblica assicurò la felicita della loro vita; e con militari presidii l’Imperio munì, che da ogni parte era aperto ai Barbari; e ne assiepò le frontiere con piazze forti. Adunque io, che negli altri miei libri tali ed altre molte sue cose descrissi, ora intendo far chiara con questi la beneficenza sua nel proposito degli Edifizii da lui eretti. Di Ciro persiano assai ci si è detto come di ottimo re, e presso i suoi popolani tenuto per fondatore principale del regno: ma io non posso ben accertarmi, se veramente egli fosse tale, qual viene predicato da Senofonte di Atene: chè forse l’ingegno dello scrittore alle cose di quel principe aggiunse ornamento, e ne’ colori della eloquenza a larga mano abbondò. So