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Scolastico, succeduto nel patriarcato di Costantinopoli ad Eutichio, che abbiamo detto mandato in esiglio. È questo Nuovo Canone una raccolta, distribuita in cinquanta titoli, di ogni regola stabilita o da concilii, o da patriarchi, o da antecessori di Giustiniano, o da lui medesimo, sopra oggetti in qualunque maniera appartenenti a persone, luoghi, e cose di chiesa. Questo Nuovo Canone è dunque il corpo di diritto canonico adottato da tutte le chiese d’Oriente, le quali hanno costantemente riconosciuta nelle cose disciplinari l’autorità suprema del Monarca, giusta la dichiarazione di Costantino il grande ai Vescovi niceni: voi siete vescovi entro la Chiesa, con ciò alludendo alla celebrazione de’ misterii, e alla dottrina dei dogmi; ed io sono vescovo fuori; cioè in tutte le cose, che comprendonsi nella protezione, e direzione del potere sovrano. Il torto di Giustiniano fu non solo di voler mettere lingua ne’ dogmi, ma di sovvertire antiche regole ben meditate, ed in piena e stabile osservanza, e sostituirne capricciosamente altre, lontane dalla conveniente sapienza. Del resto se il Nuovo Canone de’ Greci ha dei difetti, dobbiamo ricordarci che molti anche ne vengono attribuiti dai nostri tanto al Decreto di Graziano, quanto alle Decretali compilate e guastate da Raimondo di Penafort, senza dire di quelle del falsario Isidoro Mercatore o Peccatore che fosse, giacchè con questi due soprannomi lo veggiamo dagli scrittori indicato.

5.° Era sicuramente una vanità di falso zelo quella d’impedire agli Ebrei la celebrazione della Pasqua secondo i calcoli del loro calendario; ma fu una temeraria arroganza quella di sovvertire l’ordine della Pasqua de’ Cristiani, argomento di tante e sì aspre quistioni al tempo di s. Cipriano, dacchè nemico degli astronomi, come l’abbiamo veduto, Giustiniano non avea nè pensiero, nè mezzi di procedere ad una riforma del calendario, come di poi fu eseguito da Gregorio XIII. L’attentato è riferito da Anastasio sulla fede di Teofane. Fu fatto, dic’egli, un sovvertimento della santa Pasqua. Il popolo incominciò ad astenersi dalle carni il giorno quarto di febbraio; e l’Imperadore ordinò che nell’altra settimana si facesse uso della