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interessa molto gli Eruditi, che assai n’hanno detto fin qui, ed assai ne ripeteranno ancora. Noi ci limiteremo ad osservare, che dall’imperadore Aureliano a Giustiniano il prezzo della seta era abbassato. Vopisco dice che a quel tempo una libbra d’oro fu una libbra di seta; e nella legge rodia è detto similmente che tanto vale una libbra di seta ed una d’oro. Onde se al tempo di Giustiniano un’oncia di seta vendevasi sei monete d’oro, essa veniva a valere settantadue monete d’oro la libbra; quando al tempo di Aureliano ne valeva circa cento. La gran differenza poi del prezzo tra una qualità e l’altra di seta tinta, lasciate a parte tutte le inconcludenti ciarle fatte dagli Eruditi, nasceva dalla somma preziosità della tinta di porpora, per eccellenza detta il color regio.
CAPO XXVIII.
1.° Che Giustiniano levasse ai causidici le provvigioni loro solite a somministrarsi dal pubblico erario, se ne ha la prova dalla stessa Prammatica sanzione, colla quale le medesime si restituirono a’ causidici, medici e grammatici. Potrebbesi facilmente credere, che questa restituzione fosse stata ordinata dopo l’anno trentesimo secondo del regno di questo Imperadore, passato il qual anno non abbiam più da Procopio alcuna notizia di lui. Ma si fa luogo a dubitare che quella restituzione fosse bensì scritta, ma non già eseguita, poichè Zonara, e la Cronica dell’Anonimo affermano positivamente quanto Procopio avea indicato. Ecco il passo di Zonara. Per consiglio del prefetto levò in tutte le città gli stipendii per lo addietro assegnati ai maestri delle arti liberali. Quello dell’Anonimo è il seguente. Giustiniano imperadore spedì messaggieri ad Atene, i quali proibissero l’insegnamento della filosofia e dell’astronomia. Egli avea ragione, se non voleva che gli uomini imparassero a ragionare: ma perchè non volere che sapessero far l’almanacco?
2.° Il passo che riguarda la creazione de’ due consoli, l’uno in Roma, l’altro in Costantinopoli, serve a spiegare perchè in