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numero de’ soldati tenuto dagli antecedenti Imperadori, e quello tenuto da Giustiniano, dimostrando come con questo non potevansi presidiare la Colchide, l’Armenia, l’Africa, il paese de’ Goti, e l’Italia. Più ampiamente poi si diffonde su questo argomento Agazia. Lo scarso numero, e la mancanza di disciplina, conseguenza delle cose da Procopio narrate, doveano necessariamente avere estinto il valor militare, onde in addietro il nome romano si era renduto formidabile. Al tempo appunto di Giustiniano l’Imperio incominciò a dirsi greco; e furono i Romani medesimi, che lo chiamarono così, vergognandosi, quantunque ridotti a politica impotenza, che l’antica gloria del loro nome fosse avvilita in faccia all’estere nazioni. Greco dovettero pur dirlo le nazioni confinanti, perchè nella imperiale residenza e alla corte e nelle cerimonie religiose parlavasi la lingua greca. Ma questa denominazione non valeva più l’idea, che avea riferita a’ tempi di Milziade, di Temistocle, di Cimone, di Alcibiade, di Epaminonda. A chi considera questa parte della storia umana presentasi un pensiero, che non mi ricordo di aver veduto preso ad esame da nissuno de’ tanti valentissimi scrittori, che delle cose dell’Imperio greco hanno parlato; e che io qui non intendo che di accennar leggermente, e soltanto per invitare altri a svilupparlo.
Costantino non formò la sua corte, nè popolò la sua nuova residenza di Greci. Il convoglio d’uomini, che come capo dell’Imperio menò seco, dovea essere composto di persone di ogni nazione, poichè da lungo tempo i nativi di tutte le provincie costituenti l’Impero erano stati dichiarati Romani. Antecedentemente la lingua del governo era la sola latina, e in tutte le provincie occidentali era essa consecrata nelle pubbliche relazioni, e in quelle di ogni colta persona. Più: non in altra lingua, che nella latina, si spedivano gli atti del governo in ogni provincia soggetta, qualunque fosse. Ma Bizanzio era stata colonia greca; e dopo Alessandro la lingua greca era fatta poco meno che comune in tutte le città dell’Oriente più cospicue. Diventò essa dunque ben presto in Costantinopoli la lingua della Corte; tanto