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l’incarico di riscuotere i pubblici tributi, restando loro da riscuotere la somma di cento libbre d’oro, debito arretrato di persone povere, impotenti a pagare, furono forzati a caricarne i Gerosolimitani, proporzionatamente alle loro facoltà. Così adunque fatto, anche la chiesa della ss. Resurrezione, e gli altri venerabili luoghi, e i loro abitatori, vennero registrati sul ruolo di quelli che quella somma arretrata doveano pagare. Ma al tempo del pio imperadore Giustino, ad istanza del nostro padre Saba, e degli altri Egumeni (Abbati) dell’Eremo, la rata di quel tributo fu condonata; e finalmente l’altra parte fu dall’odierno imperadore Giustiniano condonata a preghiere di Eusebio prete. Questa grazia però non fu accordata che agli ecclesiastici di Gerusalemme: e veggonsi perentorie in contrario le ordinanze del prefetto del Pretorio.
CAPO XXV.
1.° Per ciò che riguarda l’alloggio de’ soldati, può notarsi che Giustiniano avea in contrario stabilito nella novella 130. Il fatto adunque accennato da Procopio conferma sempre più la contraddizione continua tra le leggi di quell’Imperadore, e gli atti della sua amministrazione.
2.° L’antecedente capo ha sofferta una lacuna nel suo fine; ed una più ampia ne ha sofferta nel suo principio il presente.
CAPO XXVI.
1.° Che l’avarizia, l’inerzia, il sistema concussionario di Giustiniano, e de’ suoi ministri, avessero ridotto la forza militare dell’Imperio a stato miserabile, se ne hanno argomenti di ogni genere. Vaglia per tutti il seguente passo di Giovanni antiocheno ne’ Collettanei. Sotto l’imperadore Giustiniano Zabergane con sette mila Unni, passato l’Istro, giunse fin sotto alla regia città, devastando tutto il paese interposto, poichè questo era spoglio di presidio militare. Egli fa quindi il confronto tra il