Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
260 |
guadagno, i diritti e le leggi tutte si giacquero rovesciate; e tutte le facoltà di quell’uomo, a cui s’era apposto il falso delitto, furono trasportate in casa della medesima. Nè Svetonio, nè Tacito dissero mai tanto di Nerone.
3.° Tra i tanti o Principi, od ambasciadori di Principi barbari, andati a Costantinopoli al tempo di Giustiniano, e da lui e lautamente trattati, e caricati di regali doviziosissimi, non dispiacerà a chi legge udirne rammemorati in particolare alcuni. Nell’anno primo del regno di questo Imperadore andò a lui Grete, re degli Eruli, con grande comitiva de’ suoi, fattosi battezzare insieme a dodici tra parenti e cortigiani principalissimi; e Giustiniano ne fu il padrino. Nell’anno stesso v’andò pure Gorda, re degli Unni soggiornanti sul Bosforo; e si fece battezzare anch’egli; e fatta alleanza co’ Romani partì di Costantinopoli munificentissimamente regalato dall’Imperadore. Nell’anno ottavo del regno di Giustiniano si recò a Costantinopoli Zamanarso, re degl’Iberii, insieme con sua moglie e coi primati del suo regno, domandando alleanza. Giustiniano, dice Teofane, gradì molto questa cosa; e splendidissimamente regalò quel Re e que’ Principi. Teodora poi donò alla moglie di Zamanarso grande quantità di ornamenti tutti tempestati di gemme preziosissime. Nell’anno decimo terzo andò a Giustiniano il re dei Gepidi, Mundo di nome; e partì non solamente onorato dell’alleanza de’ Romani, ma carico di grande quantità di oro. Nell’anno trentesimo primo furono a Costantinopoli gli ambasciadori del re degli Avari; e questo fu pure ammesso all’alleanza romana, e i suoi ambasciadori vennero ricevuti, e regalati stupendamente. Di questi Teofane dice quanto a un dipresso leggiamo qui in Procopio. Entrò in Costantinopoli la gente degli Avari non vedutasi mai per l’addietro; e tutta la città accorse a quello spettacolo. Aveano coloro scendenti sulle spalle i capelli assai lunghi, legati, e ben uniti in trecce. Nel rimanente i loro abiti erano come quelli degli Unni. Nell’anno decimo sesto v’erano stati gli ambasciadori di Adad, re degli Azumiti; e furono licenziati anch’essi con magnifici doni,