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Maestro degli officii sotto Giustiniano; e veggonsi alcuni Rescritti da questo Imperadore diretti a lui. Anche Cirillo fu Maestro degli officii.

8.° In eminente posto era anche Saturnino, la cui dignità non voleasi certamente nè la violenza di sì turpi nozze, nè l’infamia di già guasta sposa. Che diremo poi della contumelia ignominiosa avuta per sì giusto riclamo? Vuolsi che Teodora fosse la prima ad immaginare sì acerba svergognatezza, e l’esempio da essolei dato ne fruttò una peggiore. Perciocchè leggesi in Niceforo qualmente Stefano, Prefetto dell’erario, come usano coi ragazzi i maestri, dic’egli, fece battere la madre di Giustiniano II.

9.° I casi di Giovanni cappadoce, le insidie, e la crudeltà di Teodora contro di lui, e la connivenza iniqua di Giustiniano abbiamo già detto come possono leggersi sul fine del libro 1 della Guerra persiana. Ivi è anche notato com’egli fu vescovo di Cizico sotto il nome di Eusebio.

CAPO XX.

1.° Basterebbe a provare la perfidia della Corte di Giustiniano l’osservare i ripetuti falsi sospetti di ribellione a carico di Belisario. La prima volta ciò fu, mentr’egli era coll’esercito in Persia, alla occasione che quell’Imperadore cadde gravemente ammalato. Oltre Procopio ne parla Marcellino. Belisario, dic’egli, richiamato dall’Oriente, incorse in grave pericolo, e fatto vittima della invidia, viene di nuovo mandato in Italia. La seconda accusa fu data a Belisario dopo ch’egli ebbe debellato Gelimero; ed è questa, che qui Procopio accenna, e più diffusamente racconta nel libro 1 della Guerra vandalica. La terza fu quando, divenuto già vecchio, trovavasi in Costantinopoli. Ecco com’è narrata la trama contro di lui rispetto a questa terza epoca: Indussero Sergio a dire che consapevoli della congiura erano Isaccio nummulario, e Belisario patrizio gloriosissimo, ed insieme a questi Vito, nummulario anch’esso, e Paolo, procuratore di Belisario medesimo. Questi furono